Un Paese da rifare
L’analisi di Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari al 26° Forum di Santa Margherita Ligure
L’analisi di Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari al 26° Forum di Santa Margherita Ligure
Santa Margherita Ligure (GE) – L’Italia è stata fatta più di 150 anni fa e ora sembra arrivato il momento di rifarla. “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad eventi tragici causati in parte da eventi naturali, ma soprattutto dall’incuria dell’uomo. Dopo crolli e terremoti emergono dati chiari sulla situazione dell’edilizia italiana: circa 11mila ponti e gallerie che necessitano di controllo e manutenzione, sparsi in tutta Italia, e 272 solo in Lombardia, su un totale di 45mila infrastrutture in funzione; trecento i ponti considerati a grave rischio, con criticità di livello 1, secondo le denunce degli esperti”. Così ha commentato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, aprendo la seconda giornata del 26° Forum organizzato da Scenari Immobiliari a S. Margherita Ligure.
“Solo in zona Milano – ha proseguito Breglia – si vedono tre ponti, 10, 12 e 14, sullo svincolo 26 della superstrada Milano Meda che, secondo una perizia, andavano già chiusi, ma che la Provincia assicura monitorati e in attesa dell’avvio dei lavori attesi per il prossimo anno”.
Ancora notizie scoraggianti sul fronte dell’edilizia scolastica, a cui i fondi stanno arrivando, ma sono insufficienti: il 58 per cento delle scuole, che si riaprono proprio in questi giorni, non risponde alle norme antincendio e il 53 per cento necessita anche di un adeguamento antisismico.
La situazione non migliora a proposito degli immobili residenziali, che su un totale di oltre dodici milioni, contano oltre due milioni (16,8 per cento del totale secondo l’Istat) di unità abitative in mediocre o pessimo stato di conservazione che si stima necessiterebbero di oltre cento miliardi di euro per una riqualificazione totale.
“La percentuale di obsolescenza – ha spiegato Breglia – arriva al 21,1 per cento per gli immobili edificati prima del 1981, mentre la quota scende al 4,7 per cento per quelli costruiti tra il 1981 e il 2011. E si precisa che i tre quarti (74,1 per cento) degli edifici residenziali sono stati costruiti prima del 1981 e hanno oltre 35 anni di vita, mentre i più recenti sono il 25,9 per cento”.
In altre parole, le case italiane sono per un quinto vetuste e in cattive condizioni di manutenzione. In particolare, al Sud le case pericolanti e con evidenti criticità superano il venti per cento del totale regionale: il record negativo si attesta in Calabria con il 26,8 per cento del totale degli edifici residenziali in mediocre-pessimo stato di conservazione. Seguono la Sicilia, con il 26,2 per cento, e la Basilicata, con il 22,3 per cento. Nel Lazio, gli edifici a rischio rappresentano il sedici per cento del totale e nella stessa capitale il 14,7 per cento delle strutture è in cattivo stato: ne abbiamo avuto vari esempi, dal palazzo crepato in zona Flaminio all’apertura di una voragine in zona Balduina, entrambe zone semicentrali di pregio.